LOGOS

SCD Studio inaugura la stagione espositiva 2024 con LOGOS, una mostra d’arte contemporanea a cura di Barbara Pavan, con opere di Luciana Aironi, Paola Calcatelli, Susanna Cati, Mara Di Giammatteo, Magdalena Fermina, Patrizia Benedetta Fratus, Deborah Kruger, Christelle Lacombe, Laura Mega, Sonia Piscicelli Izn che apre sabato 24 febbraio, ore 17, negli spazi di via Bramante 22N a Perugia.

Nel suo romanzo L’isola dei senza memoria la scrittrice giapponese Yoko Ogawa racconta di un’isola senza nome in cui spariscono le cose e insieme ad esse i ricordi. Nominare i singoli elementi che ci circondano non è solo conferire un ordine mentale al caos del mondo, non è neanche soltanto comunicare ma ha a che fare anche con la memoria e – per estensione – con l’identità. Se è vero che le parole sono raramente sufficienti per descrivere l’ampiezza e la frequenza invisibile degli eventi e dei fenomeni – ad esempio quella che afferisce all’esperienza emotiva o spirituale – è altrettanto vero che esse custodiscono e veicolano ben più del loro valore semantico. Il potere e la forza intrinseca delle parole e il loro nesso con il pensiero, con la storia e con l’evoluzione dell’umanità sono stati oggetto di studi e osservazioni che spaziano dalla filosofia alle neuroscienze e che hanno generato una letteratura tanto vasta quanto interessante. Da questa premessa è nata LOGOS, prima mostra di un progetto artistico articolato che esplora, attraverso l’arte, diverse declinazioni del linguaggio e dei suoi effetti restituendo una serie di riflessioni sulla connessione tra molti aspetti del suo essere e del suo divenire con la nostra esistenza.

Il vocabolario Treccani definisce il lògos come il termine che nel pensiero Greco indica la «parola» come si articola nel discorso, quindi anche il «pensiero» che si esprime attraverso la parola. (2) Tullio De Mauro scrive che dalla vita intellettuale più sofisticata alla più banale pratica quotidiana, i componenti di una comunità trovano nella flessibilità del patrimonio linguistico lo strumento per intendere e farsi intendere e, insieme, per fare risaltare (…) una propria cifra particolare. (3)

Italo Calvino nelle sue Lezioni americane affronta invece il tema della narrazione e qui scrive che il racconto è un’operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo (4) e, ancora, che quello popolare parla della vita e nutre il nostro desiderio di vita, ma proprio perché la vita contiene implicita la presenza della morte, cioè ha per sfondo l’eternità. (5)

Di legame tra tempo, memoria, identità e fabulazione, Cristina Campo scriveva che la narrazione più semplice di un vecchio assume andatura di parabola, in parabole si esprimevano volentieri i vecchi di un tempo e sempre la raccontatrice di fiabe – questi evangeli che così leggermente si dicono moralità – fu la nonna: la decana di casa, la donna di buon consiglio, dama che fosse o contadina proseguendo poi nell’evocazione della figura del raccontastorie – voce errante misteriosa, tra l’aruspice e il celebrante. (6) Campo sostiene che la lettura delle fiabe, lingua segreta dei vecchi, sia spesso l’evento indelebile dell’infanzia. (7)

Per capire invece quanto la parola alluda e rispecchi la realtà mutevole che la esprime basti l’esempio del termine “sovrappopolazione” di cui – come indica Zigmunt Bauman – secondo un’autorità come l’Oxford English Dictionary non si registra l’esistenza fino alla fine del XIX secolo (8) e che tradisce gli effetti del progresso tecnologico e della rivoluzione industriale sulla condizione sociale e demografica.

Dunque, ecco che intorno alla parola e ai suoi derivati – linguaggio, testo, narrazione, e così via – e al loro potere evocativo si dipana il percorso di questa mostra. Dieci artiste, in un progetto pensato e immaginato come un diario, conducono il visitatore nel labirinto delle interazioni di cui il logos è elemento di ispirazione o artefice o prodotto. Verità universale e dimensione individuale, memoria e oblio, libertà e condizionamento, formulazione del pensiero e concretezza dell’azione: frammenti di passato, presente e futuro si intrecciano senza soluzione di continuità in un dialogo polifonico che l’arte rende possibile e che si insinua tra le ombre, nelle pieghe nascoste tra i segni, i gesti, i suoni e i significati delle parole fino a svelare il portato delle trasformazioni e delle possibilità che esse custodiscono in sé.

Note: 1. Byung-Chul Han, Le non cose, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2022, Prefazione | 2. https://www.treccani.it/vocabolario/logos/ | 3. Tullio De Mauro, Il valore delle parole, Treccani Ed., I ed. 2019, pag.200 | 4. Italo Calvino, Lezioni Americane, Oscar Moderni Mondadori, 2020, pag. 39 | 5. idem, pag.131 | 6. Cristina Campo, Gli imperdonabili, Adelphi Editore, XII ed., 2021, pag.15 | 7. idem, pag.21 | 8. Zygmunt Bauman, Vite di scarto, Ed.Laterza, VIII ed, 2022, pag.45